Incontro con Franco Gionco
Franco Gionco, l’eroe del possibile
Dove sta andando lo sci-alpinismo?
Franco Gionco, un eroe del possibile. È così che si definisce l’alpinista ed esploratore di Bolzano, oggi uno dei grandi protagonisti dello sci-alpinismo nelle Alpi orientali
Alle 21,15 alla RENAULT (Pratacci)
Più di due milioni di metri di dislivello in salita, due milioni di chilometri nei raid automobilistici che lo hanno portato a sciare in ogni parte del mondo.
Ecco i numeri di una vita che ha consentito a Gionco di conoscere i vulcani delle Hawaii, il Canada e le Montagne Rocciose, il Kilimangiaro, il Fujiyama, la Terra del Fuoco, la Nuova Zelanda, l’Ecuador, il Pamir Cinese, la Mongolia.
Gionco vive oggi a Fai della Paganella, facendo il consulente tecnico per Garmont, Fischer, Bailo, Ande, Masters, Pompadour oltre che offrendo alle aziende immagini, documentari e servizi legati al mondo della wilderness.
Quando cominciò a sciare?
Nel 1973 ed è stato un amore a prima vista. Ma non ho mai amato l’estremo fine a se stesso. In un mondo che cerca sempre di più l’impresa impossibile e il rischio come paradigma dello sport, ho preferito fare cose che mi dessero piacere e che potessi condividere con gli altri, la mia famiglia, ad esempio, con cui sono salito fino ai 7546 m del Muztagh-Ata.
Il libro più recente?
L’ho realizzato con la collaborazione di mia moglie Laura e di mio figlio Massimo. Si intitola Atlantic ed è un raid sciistico e sportivo sul filo delle coste di tutti i paesi Atlantici: dallo stretto di Gibilterra al dedalo dei fiordi Norvegesi, dalle spiagge del Portogallo alle coste di fuoco e di ghiaccio dell’Islanda, dal bianco assoluto della Groenlandia ai colori delle Fiandre. 50.000 km di emozioni attraverso 4 stagioni, 14 nazioni, una miriade di isole, un solo Oceano.
Cosa sta succedendo oggi nello sci-alpinismo?
A dominare oggi sono gli aspetti ludici e sportivi. Il pubblico non è più necessariamente quello degli alpinisti. Sono persone che hanno un’ottima forma fisica e sanno sciare molto bene e che non ne possono più delle piste. Bisognerebbe aiutarle a scoprire gli aspetti contemplativi. Se sali con il cronometro, non hai occhi per il paesaggio. A favore di questo sport ha invece giocato l’evoluzione rapidissima dell’attrezzatura. Solo gli attacchi un tempo pesavano due chili e mezzo, oggi raggiungono a malapena i 600 grammi.
Ma gli inverni sono meno nevosi di un tempo e questo ha un po’ cambiato le cose.
Negli scorsi anni si sono registrate scarse precipitazioni e notevoli sbalzi termici e gli appassionati hanno scoperto che anche in gennaio si potevano trovare le condizioni giuste in alta montagna. Nelle ultime due stagioni invece abbiamo avuto nevicate precoci e abbondanti. La situazione è cambiata e occorre che gli appassionati ne tengano conto.
Cos’è lo sci-alpinismo per lei?
Un’avventura per tutti.