Sono le 7.30 del mattino circa quando suona la sveglia per prepararsi per l’escursione alle Balze del Valdarno, non è poi una levataccia, ce la possiamo fare! Alle 8.30 al parcheggio delle Caselle siamo un bel gruppone, che sorpresa vedere così tanta gente nuova partecipe della nostra iniziativa geoescursionistica.
Già in autostrada ci accoglie l’inconfondibile nebbia del Valdarno, in qualunque stagione a qualunque temperatura nel Valdarno, la mattina prima delle 9.30, c’è sempre inesorabilmente un fitto banco di nebbia… Siamo arrivati, il sentiero che percorreremo è l’anello dell’acqua zolfina, passando per Piantravigne e Badia a Soffena. Dopo una breve presentazione del luogo come ANPIL (Area Naturale Protetta di Interesse Locale) ci incamminiamo di buon passo, le Balze si ergono lungo il sentiero alla nostra sinistra, ma per ora le possiamo solo immaginare. Al solito non dispera nessuno, anzi la fitta nebbia è motivo di battute ironiche e scherzose.
Poco più tardi un grande spettacolo: la nebbia si dirada sempre più, come in un palcoscenico quando entrano gli attori protagonisti, i monumenti di terra di cui parliamo pian piano si mostrano nella loro magnificenza, così dopo l’attesa è più grande la meraviglia. Lo spettacolo è iniziato, benvenuti alle Balze!
Nel primo stop per i più curiosi c’è subito un mistero da svelare – 1° mistero delle Balze: cosa sono le piramidi di terra, come mai spiccano così alte e diverse rispetto a tutto il resto del paesaggio che le circonda? Proseguendo sul sentiero ci fermiamo ad osservare questi monumenti nei loro particolari e vediamo che sono come ricoperti alla sommità da uno strato di sedimenti grossolani come … una colomba ricoperta dalla glassa alle mandorle (osserva qualcuno, nostalgico della Pasqua!) beh si capisce, altro che geologia, anziché chiedersi come mai le ghiaie più pesanti stanno in alto anziché in basso, hanno già tirato fuori spuntini e si chiedono perché non si fa colazione??
Continuiamo e stavolta nemmeno il fango ci scoraggia, ci sporchiamo scarponi e calzoni, ma che importa fa parte del gioco. Leonardo da Vinci molto prima di noi colse la bellezza di questi luoghi, che lo ispireranno in molte delle sue opere in cui fanno da sfondo e non solo, il suo pensiero di scienziato fu al servizio del primo progetto idraulico di arginatura del fiume Arno. Ricordando Leonardo leggiamo un breve passo del codice Hammer, la sensibilità delle sua capacità di osservazione ci aiuta a cogliere la bellezza ed il fascino di questi luoghi, così fragili e precari, ma così maestosi ed affascinanti.
L’acqua ed il vento inesorabili erodono e dilavano, qua e là non mancano frane e colate di terra, eppure è proprio questa erosione che come uno scultore ne ha disegnato i profili. I geomorfologi infatti li chiamano “testimoni di erosione”.
Arriviamo a Piantravigne e facciamo un secondo stop geoescursioistico per bere e sgranocchiare qualcosa, no in realtà era per dare alcune spiegazioni sul 2° mistero : come si sono formate, se i sedimenti li ha portati il fiume Arno come fanno ad essere così estese? Ma poi siamo sicuri che l’Arno sia sempre stato un fiume? La curiosità non manca e il paesaggio è davvero strepitoso. Così visto che la lettura di Leonardo ci ha già svelato il 3° mistero, spieghiamo anche da dove venivano tutti questi sedimenti e perché si sono raccolti tutti in questa area..
Una sorpresa ci attende ancora a Piantravigne: veniamo accolti ad entrare alla villa “la Giclaudiere”, dimora storica del XVII secolo costruita sulle rovine del castello di Piantravigne, distrutto nel 1302 durante la battaglia fra Guelfi e Ghibellini.
Il suo magnifico giardino, come un teatro, fa da contorno al palcoscenico naturale delle Balze, un tripudio di fioriture; il cielo è ormai completamente libero dalla nebbia, terso e limpido, il verde della vegetazione risplende al sole quasi abbagliandoci.
Ultima tappa, per concludere in bellezza il nostro percorso, è la visita a Badia a Soffena, nei pressi della quale ci fermiamo anche per pranzo. Così dalla geologia si passa alla storia dell’arte, con la stessa facilità ed entusiasmo con cui più tardi passeremo al caffè ed al gelato! Infatti una visita a Castelfranco è irrinunciabile e cogliamo l’occasione anche per vedere il mercatino … Che dire, non ci siamo fatti mancare proprio niente!!
Grazie a tutti per la vostra partecipazione con interesse ed entusiasmo, alla prossima!
A cura di: Chiara Odette Di Mauro
Foto di: Federico Bartolucci, Giovanni Trovato