Il 21 giugno scorso siamo stati, come da programma, in Alta Val Tramazzo. Si è capito subito che non era un’occasione come le altre: il bus prenotato è stato completamente riempito e c’è stata perfino una listerella d’attesa. Era tempo che non succedeva!
Il percorso di avvicinamento è stato lungo e difficoltoso (per l’autista del bus) tanto che in un primo momento ho pensato che avrebbe meritato una narrazione in versi:
“per andare in Val Tramazzo
la domenica mattina
è partito come un razzo
fino quasi a Dicomano
dopo, a meno d’essere pazzo,
ha dovuto andare piano,
e così si è rotto…”.
Forse è meglio lasciar perdere i toni epici: le rime in “AZZO” sono pericolose. Continuiamo in tono più dimesso, anche se, come vedremo, non sono mancati episodi degni di menzione.
La Val Tramazzo si trova al confine settentrionale del Parco delle Foreste Casentinesi, e quindi abbiamo potuto godere della vista di monti a noi vicini da un punto di osservazione del tutto nuovo.
Il percorso si è svolto per gran parte all’interno di foreste in gran parte spontanee, di cui ricorderemo in particolare i “Giganti del Bepi”, splendidi faggi per uno dei quali un nostro amico, noto per l’ardore a divenir del mondo esperto, ha calcolato il diametro: sprovvisto di un trapano che gli consentisse una misurazione diretta ha preso la circonferenza del tronco, poi ha calcolato il diametro con la nota equazione
C=2πr
Sembrava sulle prime un’escursione sicuramente bella e divertente, ma tutto sommato non particolarissima, ma, come dicevamo, non sono mancati episodi del tutto eccezionali. Di uno di questi è stato protagonista il nostro accompagnatore Gabriele Ferrini, del CAI di Faenza, Guida Ambientale Escursionistica del Parco Foreste Casentinesi e volontario del Soccorso Alpino, nonché persona affabile e cortese e, per finire, esperto conoscitore delle zecche e del loro mondo ancora per molti versi misterioso. A lui un grazie di cuore per essersi messo a nostra disposizione e per aver posto rimedio a possibili disagi conseguenti ad un violento temporale verificatosi il giorno prima.
Le nostre organizzatrici non si sono fatte fregare! Ma i postumi (fondo scivoloso e mucchietti di chicchi grandine grossi come nocciole) avrebbero potuto darci qualche fastidio. Non so come abbia fatto, ma è riuscito a trasformare una discesa in salita e viceversa! Questi romagnoli ne sanno una più del Diavolo, quel Diavolo che (scivolato sulla fanghiglia?) è andato a cozzare contro il Cozzo, punto panoramico per noi (val Tramazzo, Val Montone e Valle Acerreta) e per lui (stelle!!!).
Ultima cosa: veramente bello e ospitale il Rifugio Lago Ponte. Per questa estate sono in programma concerti, conferenze, proiezioni e altro
Ci rimane un po’ lontano, ma varrebbe la pena di affrontare il viaggio lungo la cosiddetta “Strada del Chiavone”, così chiamata per un originale monumento alla chiave, di quelle di una volta, di ferro e con il buco, con cui si poteva anche fischiare a teatro. Provate a farlo coi microchips, se vi riesce.
Raul