22-23 ottobre 2016 Alpi Apuane: Pizzo d’Uccello e ferrata Tordini-Galligani –ANNULLATA–

0
8

L’uscita è annullata per condizioni meteo avverse

 

Il Pizzo d’Uccello, la più settentrionale delle cime apuane, presenta da ogni versante dei profili slanciati, tuttavia soprattutto a Nord questa montagna assume un aspetto imponente per la grandiosa parete rocciosa alta 700 m. che si estende in ampiezza per alcuni Km. formando uno spettacolare anfiteatro.

Alle due estremità sono state attrezzate due vie “ferrate” la Tordini – Galliani che porta a Foce Siggioli a m. 1390 e la “D. Zaccagna” che conduce sul crinale della cresta di Nattapiana alla Foce di Lizzari a m. 1250, queste consentono di superare la bastionata della parete nei punti più accessibili e di percorrere qual’ora si voglia un lungo itinerario ad anello della montagna in tutti i suoi versanti.

Se la flora è ricca di macchia mediterranea, querceti, carpini, boschi misti e castagni, praterie d’altura, la fauna non è da meno. Cervi, lupi, orsi, linci, ma soprattutto i rapaci, sono i dominatori degli spazi silenziosi delle Apuane. Nell’itinerario proposto il dislivello non deve preoccupare: si tratta infatti di uno dei più spettacolari percorsi delle Apuane, capace di farci ammirare da vicino il Pizzo d’Uccello, definito il Cervino delle Alpi Apuane, montagna imponente dai fianchi slanciati.

 

La nostra avventura partirà il sabato da Arezzo con destinazione il paese d’Equi Terme che è famoso per le sorgenti sulfuree che irrorano il nominato stabilimento termale ed è anche ricordato per due importanti grotte: la Tecchia e la Buca. 

Arrivati ad Equi, ci si indirizzerà inoltrandosi nel Solco d’Equi fino ad una sbarra nei pressi della Madonna del Cavatore a circa 387 m., lasceremo il pullman e c’incammineremo in salita lungo una vecchia via di lizza (le lizze, servivano per il trasporto di grossi pezzi di marmo tramite un’antica slitta di legno) costeggiata da una fiorente vegetazione e si giunge infine nei pressi di alcuni edifici di cava. Seguendo la marmifera (strada di cava), si passerà davanti alla Casa dei Vecchi Macchinari a circa 872 m. per addentrarsi a sx per il sentiero (190), segnalato, che taglia in diagonale i pendii boscosi e conduce all’attacco della ferrata Tordini – Galligani. Questa fu realizzata nel 1971 dal C.A.I. di Pisa e fu dedicata alla memoria degli alpinisti pisani Brunello Tordini e Pierluigi Galligani.

 

La via ferrata è considerata poco difficile anche se ci sono alcuni passaggi tecnici e atletici che richiedono un certo impegno fisico. Lo sperone dove si sviluppa è di roccia buona, solo verso la fine presenta qualche tratto di roccia friabile, è bene comunque stare attenti a non smuovere sassi che, rotolerebbero pericolosamente lungo il percorso di salita contro chi sale (nel qual caso è bene gridare forte “Sasso”). Nei punti dove la roccia è più liscia sono stati scavati appigli per facilitare la progressione. Il cavo copre l’intero sviluppo 550 metri con un dislivello di 400 metri, è ben teso e nei punti con meno pendenza è tenuto distante circa 70 cm dalla roccia da tondini metallici muniti di anello. Arrivati alla Foce Siggioli a quota circa 1398 m. finisce la ferrata e seguendo  in discesa in parte il sentiero e in parte la vecchia marmifera indicato con il n° 187, arriviamo al Rifugio G. Donegani m. 1121, dove passeremo la notte dopo una buona cena.

La domenica mattina di buon ora, alzati e colazionati, c’incamminiamo sul sentiero n° 37; intersecando più volte una vecchia marmifera, fino ad arrivare a Foce Giovo a quota m. 1500 e seguendo la direzione N-NE mediante il sentiero 181 raggiungiamo la Foce del Giovetto m 1507. Qui lasceremo la strada conosciuta per prendere la “Normale del Pizzo d’Uccello” (segnalata in gran parte con omini di pietra). E’ un sentiero EE (escursionisti esperti), tenendo la destra iniziamo a salire tra le rocce affrontando difficoltà continue ma mai eccessive, si mantiene sempre intorno al I° grado con un paio di passaggi di II° grado, la roccia è buona e con molti appigli, ma come sempre sulle Apuane ci sono abbondanti detriti che bisogna assolutamente evitare di muovere.  Arriviamo così all’anticima e percorrendo l’ultimo tratto di cresta, alla Vetta  abbastanza ampia con al centro un ometto di pietra ai cui piedi contenuto in una scatola d’acciaio c’è il libro di vetta a circa 1783 metri s.l.m. dove sperando su di un cielo terzo, potremmo ammirare un panorama a 360 gradi, dal mare di La Spezia fino alle vette interne dell’Apuane.

La discesa dalla vetta avviene per la stessa via dell’andata ritornando alla foce erbosa del Giovetto 1507 metri s.l.m., dove tenendo la sinistra imbocchiamo il sentiero C.A.I. n°181 e in pochi minuti di leggera discesa si raggiunge il bosco di faggi, si esce dal bosco e si affronta un tratto roccioso abbastanza esposto attrezzato con un cavo metallico. Dopo aver superato un tratto di bosco si scende in un ripido canale in parte roccioso attrezzato con corda metallica, ma bisogna fare attenzione perché non vi sono ancoraggi intermedi per tutta la sua lunghezza e se caricato lateralmente si rischia di sbandierare. Alla fine del canale si rientra nel bosco e in alcuni punti bisogna stare attenti perché il sentiero è molto stretto e in breve tempo torna deciso a salire verso Foce a Siggioli 1398 e ripercorrendo il sentiero n° 187 si ritorna al rifugio Donegani dove ci sarà ad aspettarci il pullman per il ritorno a casa.

 

LOCALITÀ – Alpi Apuane – Toscana.                   

CARTOGRAFIA: Alpi Apuane, Edizioni 4Land anno 2013 Scala 1:25000.

PUNTO D’APPOGGIO: Rifugio Donegani – Minucciano LU (www.rifugiodonegani.it).

ACQUA: non vi sono sorgenti lungo i percorsi, è possibile rifornirsi adeguatamente presso i rifugi.

DIFFICOLTÀ:         

E = Escursionistico relativamente ai sentieri in quanto tali;

EE = Escursionisti Esperti, con tratti: F = Facile e PD = poco difficili.

 

L’ambiente, è tipico montano delle Alpi Apuane, con terreno roccioso, movimentato e piuttosto impegnativo. I percorsi anche se facili, presentano sempre piccole difficoltà come modesti sali-scendi con passi di I e II grado da fare in libera e tratti attrezzati (ferrate) che richiedono impegno fisico e capacità, anche modeste d’arrampicata.

DIFFICOLTA’ FERRATA:

EEA = Escursionisti Esperti con Attrezzatura alpinistica, considerata MD (media difficoltà).

OBBLIGATORI: IMBRACATURA, SET COMPLETO DA FERRATA OMOLOGATO, GUANTI, CASCO, LAMPADA FRONTALE, SCARPONI ADEGUATI, ABBIGLIAMENTO ADEGUATO ALLA STAGIONE,  RICAMBIO.

DURATA GITA – Uscita di due giorni; Data: sabato 22 e domenica 23 ottobre 2016

DURATA ESCURSIONE:  sabato circa 6/7 ore (comprese soste); domenica circa 6/7 ore (comprese soste);

DISLIVELLO approssimato:       

sabato          + 1100 m; – 300 m;

domenica     +   700 m; – 700 m.

NUMERO DI PARTECIPANTI:  minimo di 15 e un massimo di 19 partecipanti.

I pranzi di sabato e domenica sono da farsi al Sacco (possibile acquisto di panini presso il rifugio prima dell’inizio dell’escursione della domenica).

Rientro ad Arezzo domenica 23 ottobre verso le ore 23.55 salvo imprevisti.

 

Quota di Partecipazione Soci C.A.I. : € 100,00.

Ai sig. Soci che vorranno iscriversi, si chiede di valutare bene il proprio stato fisico e le proprie capacità, fermo restando la valutazione e decisione finale di partecipazione degli organizzatori.

 

La quota comprende il viaggio A/R in pullman, il rifugio (portare sacco letto)con mezza pensione (bevande escluse).

 

ISCRIZIONI:presso la Sede CAI da martedì 27 settembre 2016 ACCOMPAGNATE DA UNA CAPARRA DI € 60,00. (OGNI ISCRITTO È PREGATO DI LASCIARE UN RECAPITO TELEFONICO) chiuderanno inderogabilmente martedì 18 ottobre 2016 con obbligo del saldo quota salvo esclusione dall’uscita.

 

NON SARANNO ACCETTATE ISCRIZIONI SENZA ANTICIPO CAPARRA.

La gita si effettuerà solo con condizioni meteo accettabili.

 

PUNTO DI PARTENZA: PALAZZETTO LE CASELLE h. 5.30 di sabato 22 ottobre.

 

Direttore di Gita:     Renato Caneschi     (3394355980)

                              Francesca Nassini (3290336300)

 

La sezione e gli organizzatori, non assumono alcuna responsabilità per eventuali danni a cose o persone comunque riconducibili a comportamenti di insubordinazione o negligenza  da parte dei partecipanti alla stessa.