La gita si svolge nell’aspro territorio tra le province di Siena e di Grosseto, in profondi canaloni dove scorre il fiume Merse, che segna il confine tra le due province; il Merse nasce sul Poggio Croce di Prata (848 metri) e scorre per 70 chilometri, attraversando i comuni di Chiusdino, Monticiano, Sovicille e gettandosi poi nelle acque dell’Ombrone. I suoi maggiori affluenti sono il fiume Farma e i torrenti Feccia, Rosia e Gonna.
Grazie alle sorgenti perenni di Ciciano, il fiume mantiene una notevole quantità di acqua anche nei periodi di maggiore siccità. Scrive il Repetti nel 1839: di là per una via sassosa, aperta tra profonde ripe, la Merse dirigesi sotto Chiusdino, a piè del cui poggio scaturiscono di mezzo al suo letto copiose polle di acqua perenne, in guisa che cotesta località porta il nomignolo di Vene della Merse.
L’intera valle formata dal Merse e dai suoi affluenti conserva la storia geologica della Toscana meridionale, come testimoniano le rocce del gruppo “Verrucano” nei pressi del Monte Quoio.
A pochi chilometri dalla confluenza del Farma con il Merse, a ridosso della riva sinistra sgorgano le acque termali sulfuree di Petriolo.
L’importanza dei corsi d’acqua nel territorio di Monticiano è testimoniata dalla presenza dei diversi mulini e soprattutto dalle ferriere per la lavorazione del ferro disseminate lungo le rive di questi fiumi.
Al centro dell’area, su un crinale che divide il torrente Farma dal fosso Lanzo, si trova il castello e la fattoria del Belagaio.
La gita: Si parte dal centro abitato di Brenna, sul fiume Merse, e già qui si può vedere dall’esterno il primo mulino, il Mulino del Pero, uno dei più importanti del contado senese, rimasto in attività fino agli anni 50 del secolo scorso. Costruito nel 1245 dall’Abbazia di Torri con il Comune di Siena, fu venduto nel 1258 da quest’ultimo all’Abbazia di San Galgano per ripianare i propri debiti. L’aspetto attuale risale all’XIV secolo, quando furono necessarie opere di fortificazione a causa del passaggio delle compagnie di ventura. L’itinerario parte dal parcheggio del ristorante Vecchio Tinaio, proprio in fondo al centro abitato e segue il sentiero segnato dalla provincia che costeggia la gora, fino ad arrivare, deviando a sinistra, ai ruderi del secondo mulino, Mulino della Sassa. Qui sono visibili solo le opere idrauliche e poche tracce del mulino. Si prosegue avanti in direzione di Campalfi sempre costeggiando la Merse, e affacciandosi, dopo circa 1 km, sul grande tombolo della Steccaia, cosi chiamato per la diga fatta di legni intrecciati. Si prosegue attraversando il ponte sulla gora e salendo verso un bell’affaccio sul Merse. Poco dopo si inizia a scendere e costeggiare il torrente Ricausa dove troviamo i resti del terzo, importante mulino: Mulino Ricausa. Costruito nel 1300 per servire il castello, apparteneva alla famiglia Saracini, proprietaria delle terre e di Castiglion Balzetti, più noto come “Castiglion che Dio sol sa” o, come riportano alcuni vecchi testi, “nol sa”. Le strutture attuali risalgono all’età moderna, e ha funzionato fino alla metà del secolo scorso. Sono ancora visibili i pali in legno che servivano a regolare l’altezza delle banchine su cui appoggiavano le ruote. All’interno dei ruderi ci sono ancora due coppie di macine. Dal mulino si torna indietro e si inizia a salire per la deviazione che porta al castello. Questo viene citato per la prima volta negli statuti senesi del 1262, e il nome viene dal primo proprietario, l’agostiniano Baldino Balzetti. Nel XIV secolo diventa proprietà della famiglia Saracini, arricchendosi di coltivazioni e vigneti. Alla fine dello stesso secolo è soggetto a invasioni e saccheggi, fino a cadere in rovina dopo la fine della Repubblica Senese. In buone condizioni grazie a un recente restauro, è visibile il grosso mastio in pietra di forma rettangolare, con finestre ad arco romanico. A lato è collegata una parte più recente che ospitava la chiesa e delle stanze probabilmente adibite a stalle. L’ingresso principale si trova sul lato meridionale ed è chiuso da un cancello di ferro sormontato da un arco a tutto sesto. Si riprende il sentiero principale in salita, deviando poi a destra direzione Montestigliano. Si passa attraverso le Costarelle, con un bel punto panoramico su tutta la valle della Merse. Si scende poi a fondo valle fino alla strada bianca principale e, su quest’ultima, dopo circa un centinaio di metri, deviamo a destra per una strada di bosco in salita che ci porta ai viali di cipressi di Montestigliano. Li prendiamo verso destra e all’ultimo incrocio prima della strada bianca deviamo a sinistra verso la fattoria di Montestigliano (punto panoramico), che merita anche una breve visita. Si torna indietro e, in prossimità delle colonna di ingresso al parco, si devia a sinistra per una strada di bosco che ci riporta a Brenna. Si può proseguire anche sulla strada bianca principale se il cancello è aperto.
Informazioni utili: escursione facile di circa 12 km, con 450 m di dislivello sal/disc, pranzo al sacco, portare scarpe da trekking e giacca antipioggia; consigliabili i bastoncini da trekking, dato che si può incontrare terreno scivoloso.
Partenza: dalla ore 6,45 Piazza Giotto, ore 7,00 Palasport Le Caselle. Rientro in serata
Costo della gita: 18 € da versare all’atto dell’iscrizione. Soci giovani: 15 €. La gita si svolgerà con un minimo di 30 partecipanti in pulman, altrimenti con le auto. In tal caso la quota di iscrizione è di 5 €. Iscrizione valida solo con il pagamento della quota di iscrizione di 20 € entro il 3 novembre 2016.
Direttore di gita: Sandro Vasarri (342 6503969), Chiara Di Mauro (328 1452632)