17 giugno 2012 ALPI APUANE TRAVERSATA CLASSICA DELLA TAMBURA

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La Tambura (m. 1890) è la montagna che, con le sue forme regolari, sovrasta la piana di Massa, conferendo alla città apuana una cornice alpestre. Nonostante altre cime si presentino con linee più aeree ed eleganti, questa montagna, ricordata anche nell'antichità  da poeti e scrittori, ha un fascino particolare per l' imponenza della sua mole, soprattutto nella stagione invernale, quando il manto nevoso vi si trattiene a lungo, rendendo i percorsi delle sue creste particolarmente attraenti per lo scenario delle montagne vicine e per il contrasto con lo sfondo del mare, poco distante. Anche Dante, durante il suo soggiorno presso i Malaspina di Massa, fu colpito dalla massiccia mole della montagna, cui fa chiaro riferimento nel XXXII canto dell'inferno. (1) 
 
Il nostro itinerario, che propone una classica traversata nord-sud della catena apuana, si sviluppa sui versanti occidentale ed orientale della Tambura, percorrendone per intero i rispettivi crinali.  
Punto di partenza è l'alta Val Serenaia, nel versante nord occidentale delle Alpi Apuane (Garfagnana), circondata da imponenti montagne quali il Pisanino, il Pizzo D'uccello, il Grondilice ed il Contrario.
Partendo dal Rifugio Val Serenaia (m. 1100), dopo aver percorso il piano di fondovalle, il sentiero (CAI 178) prende a risalire rapidamente la testa della vallata, in un bosco di faggi secolari. 
Superati alcuni caratteristici risalti rocciosi, con brevi tratti attrezzati, il percorso costeggia il versante ovest del Pizzo Altare fino ad incontrare il sentiero (CAI 179) che proviene dal nuovo rifugio Orto di Donna. 
In breve si raggiunge la Foce di Cardeto (m. 1680), una stretta e suggestiva insellatura tra le aspre propaggini meridionali del monte Pisanino, i cosiddetti Zucchi di Cardeto (Pizzo Altare e Pizzo Maggiore), e la ripida, erbosa cresta Nord del monte Cavallo. Valico che mette in comunicazione la Val Serenaia con la Valle dell'Acqua Bianca. 
Dalla foce la vista spazia splendidamente su tutta la valle e sulle montagne che la circondano, e si apre sulla conca di Gorfigliano e sulle cime della Roccandagia e della Tambura.
Il sentiero tende quindi ad abbassarsi, costeggiando alla base il versante settentrionale del monte Cavallo, fino a raggiungere un profondo intaglio nella roccia detto la “Buca della neve” dove, anche in piena estate, si conserva un consistente quantitativo di ghiaccio. 
Il percorso continua pressochè pianeggiante, mantenendosi in quota, lungo il sentiero CAI 179, fino al Passo della Focolaccia (m. 1650) dove sono localizzate grandi cave di marmo e dove è purtroppo evidente l'orrendo scempio operato sulla montagna dall'attività estrattiva. 
Nei pressi del Passo si trova lo storico “Rifugio Aronte”, vero e proprio monumento all'alpinismo esplorativo nelle Apuane. Costruito nel lontano 1902 e intitolato a una mitica figura di aruspice etrusco, è stato per anni punto di riferimento e di ritrovo per generazioni di alpinisti. Recentemente salvato dal degrado, Il rifugio più antico delle Apuane, pur avendo perso gran parte del suo ruolo strategico, funziona ancora oggi come bivacco incustodito del CAI di Massa.
Dal valico della Focolaccia, inizia il percorso lungo la Cresta Nord-Ovest che, senza grandi difficoltà, conduce alla vetta della Tambura. Sarà comunque necessario fare particolare attenzione nel tratto iniziale, dove occorre muoversi in prossimità di profondi “tagli di cava” che hanno eroso in parte la cresta. Superate alcune gobbe secondarie, risalendo per il crinale panoramico, si raggiunge in breve la vetta (m. 1890), dove faremo una lunga sosta per consumare il pranzo al sacco.
Dalla vetta il panorama si spinge verso Sud fino alla piana di Massa ed al Golfo di La Spezia. A Nord si estende la ondulata regione carsica denominata “Carcaraia”, versante brullo della montagna che racchiude alcune delle più interessanti cavità delle Alpi Apuane.
Si prende quindi a discendere in direzione Sud lungo il facile crinale che conduce al Passo della Tambura (m. 1620). Valico che in passato  aveva una grande importanza in quanto attraversato dalla settecentesca Via Vandelli che univa il Ducato di Modena con Massa.
Si percorre in discesa la mulattiera che cala sul versante di Massa e dopo alcuni tornanti si porta  verso un ampio intaglio (Finestra Vandelli) nei cui pressi, in località ”i campaniletti”, si trova il “Rifugio Nello Conti” del Cai di Massa (m. 1420). 
L'itinerario prosegue quindi in discesa, lungo il tranquillo percorso della Via Vandelli che, con molteplici tornanti, ci porterà fino al paese di Resceto (m. 485), punto di arrivo della nostra escursione, dove troveremo ad attenderci l'autobus per il rientro ad Arezzo.
 
Si tratta nel complesso di un'escursione medio-facile, in un ambiente molto bello e suggestivo, tuttavia, in considerazione della lunghezza del  percorso che in alcuni tratti richiede passo sicuro e un buon livello attenzione, è opportuno valutare complessivamente  un grado di difficoltà “EE”.
 
Dati sommari del percorso:
Dislivello in salita:    900 m circa
Dislivello in discesa:  1.500 m circa 
Tempo di percorrenza previsto:  ore 8,00 
Difficoltà: EE escursionisti esperti
 
Attrezzatura necessaria: 
Normale attrezzatura da montagna, abbigliamento e calzature adeguate alla quota ed al percorso.
 
Partenza da Arezzo in autobus, al mattino alle ore 5,30 da Piazza Giotto e alle ore 5,45 dal Piazzale antistante al Palazzetto dello sport  delle Caselle.   
Arrivo in località Val Serenaia previsto per le ore ore 9,00 circa, 
Rientro ad Arezzo per le ore 21,00 circa.
 
Quota di partecipazione:   
Euro 32,00 per i soci CAI ed Euro 39,00 per i non soci.
 
Iscrizioni aperte presso la Sede CAI da giovedì 10 maggio.
Chiusura delle iscrizioni giovedì 14 giugno.
La gita si effettuerà da un minimo di 24 a un massimo di 30 partecipanti.
 
Direttore di Gita:   Antonio Turchetti  (tel. 339 4061725) – Grazia Borgogni   (tel. 339 3914622)
 
La sezione e i capogita non assumono alcuna responsabilità per eventuali danni a cose o persone comunque riconducibili a comportamenti di insubordinazione o negligenza  da parte dei partecipanti alla gita.
 
(1)    
Non fece al corso suo sì grosso velo,
di verno, la Danoia in Osterlicchi
né Tanai là sotto il freddo cielo,
com'era quivi; che se Tambernicchi
vi fosse  su caduto, o Pietrapana,
non avria pur da l' orlo fatto cricchi.
                                           
Dante Alighieri
“La Divina Commedia” 
Inferno, Canto XXXII