Il paese di Sant’Oreste dove incontreremo le nostre guide, presenta aspetti molto interessanti: Cinta muraria trecentesca, bastioni difensivi Sangalleschi, monastero S.Croce. Il Palazzo Caccia Canali dove è allestito il museo naturalistico, la Chiesa di San Lorenzo del Vignola, S. Maria Hospitalis risalente a prima del 1000, all’interno l’altare di epoca carolingia. E ancora tanto…altro.
1° Escursione
Riserva del Monte Soratte percorso degli “Eremi” dove spicca l’eremo di S:Silvestro, con un panorama mozzafiato sulla media valle del Tevere.
Dall’ingresso principale della Riserva percorrendo la strada pedonale (percorso “Madonna delle Grazie”), si arriva alla cappella votiva dell’annunziata, da dove sulla sinistra, in prossimità dell’area picnic, parte il sentiero “degli Eremi”.
Proseguendo lungo il sentiero, un primo bivio a sinistra permette di raggiungere direttamente la Chiesa di S.Lucia che sorge sulla prima vetta del monte Soratte, dove restano pochissime tracce dell’abitato che qui sorgeva, come documentato sin dal 1596. Lungo l’itinerario si possono ammirare alcuni esemplari di lecci secolari, preservati dal taglio e che da sempre hanno caratterizzato la fisionomia dei boschi che ricoprono il monte.
Dalla Chiesa di S. Lucia, tornando indietro e seguendo la cresta verso nord-ovest, il sentiero conduce alla diramazione sotto le mura perimetrali del giardino del Santuario di Santa Maria delle Grazie. Proseguendo verso sinistra si arriva alla Chiesa di S. Antonio, posta sul versante occidentale del monte, dove è possibile ammirare un magnifico panorama. Le prime notizie su questo eremo, sede del priore di tutti gli eremiti del monte, risalgono al 1532.
Proseguendo si sale verso il Santuario di Santa Maria delle Grazie e verso la cima più elevata del Monte Soratte. Prima di raggiungere la Chiesa di S. Silvestro si incontra il bivio che, dopo qualche centinaio di metri, conduce al piccolo Eremo di San Sebastiano, di cui restano modeste tracce murarie. L’eremo viene descritto nel ‘700 come una cappella con le immagini della Vergine, San Rocco e San Sebastiano, santi definiti pestilenziali in quanto invocati durante le pestilenze. Fu abitato fino al 1760, dopo di che cominciò l’abbandono fino all’attuale stato di rudere.
Sulla cima più alta del monte si trova la Chiesa di S. Silvestro, eretta sul tempio dedicato al culto di Apollo. La primitiva chiesa fu distrutta dalle incursioni barbariche ed in seguito ricostruita nel 747.
L’interno a tre navate, divise da pilastri, conserva nel presbiterio, con cripta sottostante, interessanti frammenti di epoca carolingia. Si conservano anche affreschi trecenteschi e quattrocenteschi di artisti locali, con episodi della vita di Santa Barbara, raffigurazioni della Madonna con Bambino e un Cristo benedicente.
2° Escursione
Sentiero 203 – Percorso “S. Romana e dei Meri”
Il sentiero parte dall’ampio parcheggio sottostante la strada principale del centro abitato e, data la particolarità dell’area che ci si accinge a visitare, è opportuno non abbandonarne il tracciato. Si segue per un primo tratto un’antica mulattiera sino a raggiungere la cappella votiva denominata “Dei Cacciatori”; da qui, attraversando la strada asfaltata che si incontra, un evidente sentiero ci porta tra la fitta vegetazione che ricopre il versante sud-est del monte.
Proseguendo in discesa si giunge in prossimità delle cavità carsiche localmente denominate “Meri”. Si tratta di tre imponenti pozzi carsici di cui, con le opportune cautele, sono visitabili gli imbocchi, ma il cui accesso è consigliabile solo a speleologi esperti. Tornando sul percorso principale, dopo un breve tratto, si trova una deviazione e, proseguendo sulla sinistra, si raggiunge l’Eremo di Santa Romana.
La chiesa è costruita all’interno di una grotta e i resti di mura e ruderi circostanti testimoniano l’ampiezza dell’eremo e la sua organizzazione originaria. Al suo interno, un’iscrizione sull’altare ricorda il battesimo della santa avvenuto per le mani di S. Silvestro.
Su una delle pareti della grotta è stata incavata una vasca per raccogliere lo stillicidio dell’acqua che, secondo la leggenda tramandata da generazioni, veniva usata per devozione dalle donne prive di latte.
Si può rientrare al centro abitato seguendo il sentiero a ritroso, ma in alternativa si può raggiungere il “Percorso Vita” seguendo il raccordo di collegamento “Santa Romana – Percorso Vita”.
Se il tempo lo permette, visto che il monte Soratte ci offre molteplici opportunità, si potrebbe aggiungere anche qualche altra cosa, ci faremo consigliare al momento dalle nostre guide.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo al sacco consumato in un posto idoneo, visiteremo la città:
Civita Castellana
È l’antica Falerii Veteres degli Etruschi. Poderosa la rocca dei Borgia i cui lavori, su progetto iniziale di Antonio da Sangallo il Vecchio, presero l’avvio nel 1492 al tempo del cardinale Rodrigo Borgia, il futuro papa Alessandro VI. La costruzione venne completata sotto il pontificato di Giulio II con l’aggiunta della grandiosa torre ottagonale. Alcuni ambienti accolgono il museo nazionale archeologico dell’Agro Falisco.
Notevole la costruzione del duomo, eretto nel XII secolo (probabilmente su un preesistente edificio), successivamente modificato nel Settecento. Un bellissimo portico su colonne architravate con grande arco mediano adorna mirabilmente il prospetto del tempio, le cui decorazioni a mosaico del 1210 costituiscono una delle più grandiose opere dei marmorari romani Jacopo di Lorenzo e del figlio Cosma. Il portico centrale, abbellito da una cornice marmorea entro cui si svolge un’ornamentazione policroma a mosaico, è sormontato da una lunetta con mezza rosa; quello di destra accoglie, nella lunetta, una pregevole opera musiva con l’immagine di Cristo benedicente. Nel portico fra cippi, lastre, lapidi, capitelli di varie epoche si ammira una preziosa ara romana in marmo greco con rilievi ornamentali.
L’interno della chiesa, ristrutturato in forme barocche, è a croce latina con pavimento cosmatesco e presbiterio sopraelevato; il battistero accoglie un fonte battesimale del Quattrocento; l’altare della navata mediana è costituito da un sarcofago romano in marmo con la raffigurazione, nella decorazione centrale, del Primato di Pietro; l’ambone è ricostruito con frammenti del primitivo tempio e resti cosmateschi. Sull’ultimo altare di sinistra è collocata la Madonna del SS. Rosario, tavola di scuola romana del XV secolo; su quello di destra si ammira la Madonna della Luce, affresco trecentesco ricollocato in un riquadro dorato. A sinistra dell’altare maggiore si apre una cappella che conserva due preziosi plutei cosmateschi che recingevano il presbiterio, frammenti longobardi e resti di affreschi. Notevole la cripta romanica con volte a crociera sorrette da colonne decorate da capitelli di varie epoche; alle pareti due cibori rinascimentali. Nell’adiacente episcopio si conserva una bella tavola di scuola romana con il Redentore benedicente del XII-XIII secolo.
La Basilica Sant’Elia sorge su un ripiano nella grande ansa che si apre tra lo scoglio di S. Anna ed il ciglione di S. Michele, al centro della Valle Suppentonia. Il tempio, monumento nazionale, e’ in puro stile romanico, con presenze di elementi di origine lombarda.
Una tradizione millenaria vuole che la chiesa sorga nel luogo dove l’imperatore Nerone fece innalzare un Tempio a Diana Cacciatrice, e che, gia’ nel periodo etrusco, qui sorgesse un Delubro dedicato a Pico Marzio. La prima notizia relativa alla Basilica ci perviene dai “Dialoghi di Gregorio magno”, anche se scarse sono le notizie tratte dai documenti, si puo’ ipotizzare, dai numerosi ritrovamenti, che il periodo di massimo splendore della Basilica si ebbe intorno al sec. IX. Durante il IV e V secolo compare il fenomeno della vita eremitica in abitazioni rupestri. La valle Suppentonia che accoglie la Basilica ospito’ i primi Anacoreti che introdussero la vita religiosa in occidente. Grazie alle varie bolle papali si puo’ ricostruire la storia della Basilica. Le prime notizie risalgono al 1076 con la citazione di Gregorio VII, segue quella di “Bonifacio Abbati S. Heliae Fellerensis”.
Innocenzo III annovera la Basilica nel 1211 tra le proprieta’ di S. Paolo fuori le mura. Nel 1258 Alessandro IV con una bolla ne decreta il passaggio ai Canonici di S. Pietro in Sassia, i quali, successivamente, aggiunsero la torre campanaria. Nel 1540 Paolo III donava la Basilica al nipote Pier Luigi Farnese, i Canonici ebbero in permuta la tenuta di S. Marinella. Durante il periodo Farnesiano (1540/1649) furono apportate numerose riparazioni tra le quali da ricordare la ricostruzione della parete laterale di sinistra del 1607, conseguente alla caduta di un masso staccatosi dalla parete tufacea della rupe.
Conseguentemente all’apertura della nuova chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate e al passaggio della Basilica alla Regia Camera Apostolica inizio’ il periodo di decadenza. La situazione di abbandono e di fatiscenza si protrasse fino al 1855 data del crollo del campanile. Sotto il pontificato di Pio IX e per l’interessamento della stessa popolazione l’accademia di archeologia cristiana incarico’ l’arch. V. Vespignani del progetto di restauro, che si concluse con la realizzazione del cimitero nell’area dell’ex monastero.
Alla fine del 1960 venne restaurata l’intera superficie, successivamente venne completamente rifatta la copertura della chiesa e realizzato l’attuale pavimento in acciottolata delimitato da reperti archeologici romani. Nel 1994 si restaurarono le superfici scultoree dei portali della facciata. Il restauro consenti’ di consolidare il portale principale e di rimuovere lo strato di licheni e muschio ivi formatosi, riportando alla luce le decorazioni scultoree.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE per i Soci è fissata in € 24,00 (soci giovani € 21,00 ) comprensiva del viaggio e delle visite guidate al monte Soratte (visita guidata con guida turistica e guida naturalistica), e alla città di Civita Castellana (visita guidata con guida turistica).
ATTENZIONE
Qualora non venga raggiunto un numero minimo di 40 partecipanti, la quota di partecipazione sarà rivista o la gita verrà annullata.
Orario di PARTENZA:
Parcheggio delle Caselle ore 6:30 – P.zza G.Monaco ore 6:40 –P.zza Giotto ore 6:45
Orario di RITORNO:
Ore 21:00 circa
Difficoltà: l’escursione non presenta difficoltà particolari, complessivamente non supereremo i 300 m. di dislivello in salita e discesa, con una percorrenza massima di Km 10. E’ comunque richiesta l’abituale attrezzatura da trekking per la stagione.
Le iscrizioni per essere valide devono essere accompagnate dalla quota di partecipazione e si ricevono presso la sede del CAI a partire da martedì 12 febbraio è termineranno martedì 26 febbraio.
Direttori di gita
Andrea Ghirardini e Pietro Paggetti