Camminata sui crinali dell’Appennino Tosco – Romagnolo, tra boschi e prati in quota, con bei panorami sull’alta Val Tiberina e sulla val Marecchia.
La gita è aperta anche ai non soci CAI
Cenni storici e geologici:
Tra arenarie e argille marnose si attraversa tutto l’ambiente tipico dell’Appennino tosco-romagnolo/marchigiano. Si parte dai poderi agricoli montani da queste parti sempre largamente abitati ed attivi fin dai tempi più antichi. Nel territorio già in epoca romana transitava l'”Ariminensis”, importante bretella che univa Arezzo con Rimini e valicava l’Appennino al Passo di Viamaggio (“Via maior”). Lungo questi tracciati sorgevano dei piccoli villaggi con una popolazione stabile. Tutta la zona stava diventando un centro importante per il legname, in quanto i boschi fornivano a Roma legna per la costruzione di navi, templi e abitazioni. I tronchi venivano inviati a Roma lungo il corso del Tevere grazie alla “fluitazione”, un sistema inventato per far diminuire il costo e le difficoltà del trasporto. Gli insediamenti montani hanno subito un primo temporaneo spopolamento come in gran parte d’Italia durante gli anni 50 per essere però poi ripopolati durante i successivi anni sessanta grazie a politiche finalizzate espressamente al ritorno della popolazione ai luoghi d’origine.
Lasciando gli insediamenti alle proprie spalle si risale la dorsale appenninica tra le macchie di pino nero e in misura minore di castagno fino ai boschi di faggi caratteristici del crinale appenninico.
Il tipo di roccia fortemente caratterizzante questo territorio è la marna. La marna, originatasi dalla Formazione Marnosa, altro non è che un antico fango marino (argilla) consolidato da quantità variabili di calcare, mentre l’arenaria deriva da sabbie indurite da un composto prevalentemente calcareo.
L’origine di questa unità geologica deriva dalle numerose correnti di detriti che, per milioni di anni (perlomeno tra 15 e 8 milioni di anni fa) si depositarono sui fondali marini che si trovavano al posto dell’attuale catena appenninica; da tale deposizione sottomarina andarono formandosi strati sabbiosi (le arenarie) alternati ad altri di tipo argilloso (le marne). Questa attività sedimentaria, protrattasi per oltre 7 milioni di anni, ha dato luogo ad un corpo di notevole spessore, i cui affioramenti sono stati sottoposti agli agenti atmosferici dando luogo a numerosi canali di erosione.
Una delle caratteristiche più evidenti, in questa formazione, è infatti la relativa compattezza degli strati arenacei in confronto a quelli marnosi, assai più disgregabili: perciò questi ultimi, maggiormente intaccati dall’erosione, lasciano sporgere i più compatti strati arenacei portando spesso alla luce la presenza di fossili, sia vegetali (frammenti di piante) che animali (molluschi e frammenti di vertebrati).
Programma: Partenza con bus per Mogginano che si raggiunge percorrendo la E45 fino all’uscita di Valsavignone; da lì per la strada provinciale si va in direzione Ville di Roti e si svolta per la frazione di Mogginano da dove inizia l’escursione.
Itinerario: da Mogginano (m. 651 circa) si prende il sentiero 12 fino a Ville di Roti (m. 676): qui bivio con il sentiero 12A che imbocchiamo a sinistra e che comincia a salire deciso verso il passo delle Rocche (m. 1102) dove ci immettiamo nel sentiero di crinale 00; si svolta a destra verso il vicino Monte della Zucca (m. 1263).
Si scende quindi verso la frazione di Valdazze (m. 953 da dove, sempre per sentiero 00, si raggiunge il sovrastante Poggio dell’Aquila (m. 1037). Si ricomincia a scendere verso il Passo del Frassineto (m. 927) sbucando nella strada provinciale 50 (Viamaggio – Pieve) che si percorre in direzione del Passo di Viamaggio per poco più di un chilometro, finché si raggiunge una cancellata rustica sulla destra che attraverso una riconoscibile strada forestale non segnata porta verso loc. Camerelle (m. 968) dove incontriamo il sentiero 2 proveniente da Viamaggio. Si svolta ancora una volta a destra continuando per il sentiero 2 in direzione di Pieve Santo Stefano. A circa quota m.835 si incontra il bivio per l’eremo di Cerbaiolo: ci teniamo sul sentiero di destra che risale leggermente raggiungendo una piccola foce da dove si scende alla loc. Strazzano (m. 648): qui altro bivio con sentiero 12. Noi continuiamo a sinistra per il sentiero 2 fino ad arrivare a Pieve S. Stefano.
Distanza: 21 KM circa
Dislivello: 700m circa in salita e in discesa
Difficoltà: E (percorso non difficile ma abbastanza lungo, richiesto buon alleamento.
Equipaggiamento: abbigliamento adeguato alla stagione eall’eventualità di pioggia, pranzo al sacco.
Partenza: ore 7 da Piazza Guido Monaco – ore 7,15 da Piazza Giotto
Ritorno: previsto per le ore 19 circa
Quota di partecipazione: €18 soci CAI, €15 soci giovani, €25 per i non soci (comprensivi di assicurazione)
Iscrizioni: sono aperte in sezione da martedì 3 a giovedì 12 marzo
Non saranno prese in considerazione iscrizioni senza contestuale versamento della quota
Direttore di Gita: Federico Bartolucci
La sezione CAI di Arezzo declina ogni responsabilità per danni a persone o cose conseguenti a comportamenti irresponsabili o inopportuni dei partecipanti.