ITINERARIO: Abbazia di Spineta (600), il Varco (861), Monte Cetona (1148), Parco Archeologico Naturalistico di Belverde (600) – Eremo di Belverde(550).
Insieme all’amico Maurizio sono stato un paio di volte in zona per “confezionare” questa escursione che inizialmente sembrava già pronta ancor prima di partire, cosa che invece così non è stata, anche per la neve trovata in quota la seconda volta.
La nostra gita inizierà dall’Abbazia della Santissima Trinità di Spineta in comune di Sarteano (SI), fondata nel secolo nel 1085 da Willa, vedova del conte Pepone Manenti di Sarteano. Nel 1112 fu affidata ai monaci Vallombrosani di Coltibuono, comune di Gaiole in Chianti e nelle sue strutture ospitali l’Abbazia accolse i viandanti che dalla via Francigena transitavano in direzione di Roma per recarsi in pellegrinaggio presso la tomba di S. Pietro. Da diversi anni questo importante e antico complesso, ricco di storia, di proprietà della Fam. Tagliapietra è una grande azienda agraria di oltre 800 ettari e nelle sue strutture residenziali ospita grandi eventi e meeting aziendali; attualmente vengono anche allevati cavalli e suini della razza “Cinta” senese.
Dall’Abbazia, che potremo ammirare solo la parte esterna e visitare eventualmente, velocemente la chiesa, attraversando l’omonima riserva, ci incammineremo verso la vetta del Monte Cetona (m. 1148).
Il Cetona (chiamata comunemente la montagna dai locali) è costituito da una massa rocciosa calcarea risalente al periodo mesozoico: 230 – 63 milioni di anni che venne sommersa durante il Pliocene (7 milioni di anni fa), si sollevò fino a raggiungere la forma attuale. Nelle rocce mesozoiche, comprese fra i 500 e i 700 metri di altitudine, non mancano tracce del mare pliocenico come quelle lasciate dai molluschi; sui ripiani intermedi sono presenti invece forme carsiche, zone Contesse, poggio Palaie e i Pozzi, mentre nel versante orientale di trovano formazioni di travertino come nella zona preistorica di Belverde, posta vicino al paese di Cetona
Arrivati sulla vetta del Cetona dal quale si gode di un magnifico panorama a 360 gradi e dove, nelle giornate più limpide, l’occhio può spaziare fino ad intravedere la Capitale, fatta una sosta per il pranzo, scenderemo e accompagnati dalla guida, faremo visita al parco Archeologico Naturalistico, all’Archeodromo e all’eremo di Belverde.
Al Parco Archeologico Naturalistico è possibile visitare alcune delle cavità che si aprono nel travertino, adeguatamente illuminate ed attrezzate, quali la grotta di S. Francesco, gli antri della Noce e del Poggetto, frequentate dall’uomo per scopi funerari o di culto e i resti degli abitati all’aperto. L’area del parco è caratterizzata dalla presenza di consorzi vegetali che mostrano scarsi segni dell’intervento antropico: una sorta di oasi in cui l’elemento storico-archeologico e quello naturalistico sono intimamente legati.
Non lontano dalla omonima zona archeologica l’Archeodromo di Belverde è un percorso creato per completare e integrare la visita al Museo (che non vedremo) e al Parco. Le ambientazioni, le strutture e i manufatti prodotti si ispirano alle due fasi della preistoria meglio documentate in questo territorio. Sono stati ricostruiti una parte di un villaggio dell’età del bronzo, con capanne a grandezza naturale, aree per le attività artigianale e un abitato in grotta del paleolitico medio. I due settori sono collegati da un itinerario nel bosco lungo la balza rocciosa sovrastante le cavità di Belverde. In un’apposita area è allestito uno spazio per la simulazione degli scavi archeologici.
Dopo (o prima) della visita al parco e comunque aver preso un meritato caffè al Centro servizi (valuteremo al momento) sarà inoltre interessante visitare, in una decina di minuti a piedi, l’Eremo di Santa Maria a Belverde e questo sia la sua storia, i suoi affreschi, che per la particolare ubicazione. (Per meglio documentarsi allego questa paginetta tratta da un testo di Marco Pierini. Vedi anche sito internet “Santa Maria in Belverde” o similari).
Tutto il nostro percorso da classificarsi “Escursionistico”, si svilupperà su strade bianche e sentieri, principalmente attraverso boschi di latifoglie caratteristiche dell’Appennino centrale toscano fino a una quota di 800 – 900 metri, quota dalla quale, a seconda dell’esposizione del versante, il faggio (fagus silvatica) è la specie predominante.
Ricostruzione villaggio età del Bronzo
– Partenza ore 6,45 da P.zza G. Monaco, ore 6,50 da Bar Giotto, rientro ore 18-19
– Lunghezza totale percorso Km 15-16, tempo di percorrenza circa 7-8 ore circa compresa sosta per il pranzo.
– Grado di difficoltà “E”
– Dislivello in salita 548 circa – dislivello in discesa 600 circa.
– Quota di partecipazione: soci adulti Euro 22, soci giovani Euro 20 (compreso ingresso parco).
– Pranzo al sacco in luogo da stabilire, previsto intorno alle 13
– In particolare dovranno essere indossate scarpe da trekking ed abbigliamento adeguati alla giornata (mantella antipioggia ecc.)
– Le iscrizioni si aprono il giorno 1 marzo 2016
La gita è riservata ai soli soci CAI
P.S. Posti autobus disponibili n. 36. Le iscrizioni si chiuderanno martedì 29 marzo 2016.
N.B. Il Direttore di gita e la Sezione sono esonerati da qualsiasi responsabilità per eventi e comportamenti derivanti da imprudenza, imperizia e negligenza di ogni singolo partecipante durante lo svolgimento dell’escursione.
Direttore di gita Isaldo Rossi Tel. 329/4278533