“Un tesoro da scoprire a solo un’ora di strada da Firenze”
Così vengono descritte le località dell’Alto Mugello sullo spartiacque appenninico tra Toscana ed Emilia-Romagna, immerse in ambienti ancora incontaminati e selvaggi, sconosciuti per molti ma ricchi di natura, storia, arte e gastronomia di eccellenza. Cena con piatti tipici locali e pernottamento presso il rifugio “I Diacci” (http://www.rifugimugello.it/rifugio-i-diacci)
Programma
Primo giorno: raggiungiamo in pullman il passo della Sambuca, località nel comune di Palazzuolo sul Senio situato nei pressi del crinale appenninico dell’alto Mugello tra le province di Firenze e Bologna. Da qui dopo un breve tratto di strada ci immettiamo nel sentiero 505 GEA che percorre un tratto di crinale molto panoramico con la vista che spazia su entrambi i versanti est ed ovest fino ai fondovalle. Addentrandoci nei folti boschi di faggi raggiungiamo la capanna Sicuteri, adagiata su un pianoro, uno dei numerosi rifugi/bivacchi recentemente e perfettamente ristrutturati. Da qui proseguiamo verso la località di Prato all’Albero da dove inizia il percorso lungo il fosso dei Pianacci che attraverseremo più volte nei vari punti di guado sui sassi fino a raggiungere la confluenza con il torrente Rovigo, dove il sentiero si inserisce sotto la cosiddetta cascata dell’Abbraccio in cui la roccia scavata dalle acque si apre formando un arco semicircolare, da sopra il quale cadono le acque del torrente, che subito più a valle in mezzo a spettacolari vasche naturali fatte da lastre di pietra, alimentano il vecchio molino dei Diacci. Ultimo tratto di salita fino a raggiungere l’omonimo rifugio dove termina l’escursione. Cena e pernottamento in camere doppie e triple/quadruple con bagno provvisto di doccia e acqua calda.
Secondo giorno: colazione e partenza di buon mattino ridiscendendo il sentiero fino alla cascata e da qui imboccando il sentiero 743 che si addentra in una folta foresta fino al rifugio Serra, da qui discesa verso l’abbazia di Moscheta, antico insediamento di monaci Vallombrosani fondato da San Giovanni Gualberto nel 1034 e oggi sede del museo del Paesaggio Storico dell’Appennino.
Dopo una sosta presso l’abbazia proseguiamo imboccando il sentiero 713 GEA che si addentra nella famosa valle dell’Inferno, un canyon scavato nei millenni dalle acque del torrente Veccione che scende verso nord formando una gola sempre più profonda tra stratificazioni di arenaria e roccia di pietra serena. È uno degli ambienti più selvaggi non solo del Mugello ma dell’intera la Toscana, con una popolazione faunistica esclusiva che va dall’aquila reale al lupo appenninico. Raggiungiamo la località Mulinaccio nei pressi di Casetta di Tiara dove il torrente Veccione confluisce nel torrente Rovigo incontrato il giorno precedente formando delle grandi piscine naturali. Attraversato il ponte raggiungiamo la strada dove ci attenderà il pullman per il rientro.
Cenni storici e naturalistici:
La marnoso-arenacea è alla base della conformazione geologica dell’area, formando paesaggi di valli scavate dalle acque e pareti ripide con l’aspetto tipico di canyon, visibili nella Valle del Rovigo e nella Valle dell’Inferno.
Tutta l’area è ricoperta da folti boschi di querce, faggi e castagni, presente in grande quantità anche la felce a causa dell’ambiente umido per la presenza dei corsi d’acqua.
La Badia Vallombrosiana di Moscheta
L’Abazia di Moscheta fu fondata da San Giovanni Gualberto nel 1034. Il nome di Moscheta deriva dal luogo in cui fu fondata la badia, chiamato anticamente Mons Ischetus, monte degli ischi, querce dolci, farnia, volgarizzato poi in Moscheta.
San Giovanni Gualberto, che aveva al suo seguito una comunità di fedeli molto numerosa decise di mettersi in cammino partendo da Vallombrosa, la sua prima badia, per cercare un luogo in cui fondarne una nuova. Il Conte Anselmo da Pietramala venne a conoscenza del viaggio del Santo e gli donò un miglio di bosco nei dintorni di Moscheta. San Giovanni Gualberto accettò ed affidò così a Rodolfo Galigai, suo successore nella guida dei vallombrosiani, la costruzione della badia Moscheta.
Partenza: sabato 14 alle ore 8 dal palasport Le Caselle
Ritorno: domenica 15 ore 19.00 circa
Lunghezza km. 13 circa entrambi i giorni
Tempo di percorrenza: ore 3.30 ca. il primo giorno, ore 4 ca. il secondo giorno, soste escluse.
Dislivello: Primo giorno m. 450 in salita – m. 550 in discesa. Secondo giorno m. 400 in salita – m. 700 in discesa
Difficoltà: E (escursionistica)
Quota di partecipazione: € 90,00, da versare al momento dell’iscrizione. La quota comprende il viaggio A/R in pullman da max. 20 posti, cena, pernottamento e colazione presso il rifugio “I Diacci”.
Iscrizioni: da martedì 19 settembre fino al termine ultimo di giovedì 12 ottobre. La gita è riservata ai soli soci CAI.
Equipaggiamento: scarpe da trekking ed abbigliamento adeguato alla stagione autunnale in ambiente di bassa montagna, consigliati i bastoncini da trekking. Sacco lenzuolo e asciugamano per il pernottamento al rifugio, dove sono disponibili le coperte. Si ricorda di portare il pranzo al sacco, per chi desidera sarà possibile ordinare un panino al rifugio per la giornata di domenica.
Direttore di Gita: Federico Bartolucci (tel: 339.3768725)
La Sezione CAI di Arezzo e il Direttore di Gita declinano ogni responsabilità per danni a cose o persone derivanti da comportamenti imprudenti o inappropriati da parte dei partecipanti.